Arezzo, 5 marzo 2015
– «Aveva 53 ANNI, da agosto non riscuoteva lo stipendio e domenica ha
deciso di farla finita, lasciando la moglie, disoccupata, e quattro figli.
Siamo spiazzati e preoccupati». Raccontano così Alessandro Mugnai, segretario provinciale
della Cgil e Nicola Innocenti, della Fillea dello stesso sindacato, la tragica
fine di un operaio cortonese.
«Non mi vergogno di usare la parola eroe
per questa persona – continua Mugnai – attaccato al lavoro, un operaio
esemplare. Il 3 febbraio l’azienda per la quale lavorava, una ditta edile, è
stata dichiarata fallita. Gli spettva la cassa integrazione ma da agosto
non riceveva più nulla e lo sportello anticrisi della Provincia non anticipa le
somme per questo tipo di ammortizzatore sociale. Il fatto tragico è che
ci sono circa 3 mila lavoratori in tutta la provincia che condividono la
stessa sorte: da sei mesi non si è più visto un euro».
«Arezzo è la
terza provincia in Toscana per numero di ore di cassa in deroga. Una parte
consistente di persone che l’anno scorso erano cassintegrati adesso è in
mobilità: finiscono gli ammortizzatori sociali e si rimane senza lavoro. La
storia dell’operaio morto suicida getta luce su chi avrebbe anche il
paracadute della cassa in deroga ma che, in pratica, non ha uno stipendio su
cui contare davvero».
Per
un Governo era la cosa più urgente: dare una mano a chi non ha un lavoro e
nessun reddito.
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