sabato 2 aprile 2016

Ci risiamo, febbraio aumenta la disoccupazione

A febbraio 2016 la disoccupazione torna a salire (+0,1%) e calano gli occupati (-97mila posti). A pesare è la fine dell’effetto degli sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato previsti dalla legge di stabilità del 2015.
Il dato di febbraio contrasta con i dati positivi riassuntivi annuali, ma i dati riassuntivi annuali misuravano l’effetto di un anno di applicazione degli incentivi.
Ora non si tratta di essere “gufi” o di essere ottimisti, sì tratta di registrare che gli effetti del job act non ci stanno e non potevano esserci.
L’occupazione nel 2015  non è aumentata per la cancellazione dell’art. 18; l’occupazione è aumentata nel 2015 (per quel poco)  perché una parte del costo del lavoro è stata caricata sull’intera collettività e ne hanno beneficiato alcuni imprenditori; appena finiscono i benefici fiscali il tutto tende a ritornare come prima. L’aver cancellato l’articolo 18 ha solo avvantaggiato un po’ d’imprenditori che volevano avere le mani libere nella gestione del personale.
Non si può neanche pensare di continuare con i benefici per l’assunzioni e far pagare alla collettività una parte del costo del lavoro.
Allora??
Allora, bisogna avere il coraggio di guardare alla realtà:
le aziende producono beni, e se per quei beni non c’è domanda la produzione e l’occupazione vanno in crisi. Solo se si potenzia la domanda c’è qualche speranza di uscire dalla crisi e non parlando a vanvera di crescita. Se si produce di più senza vendere c’è solo aumento della crisi o un suo perdurare all’infinito nel tempo.
Occorre avere il coraggio di fare arrivare denaro a chi non lo ha, occorre una migliore redistribuzione della ricchezza. Se continuano ad aumentare i ricchi, ci sarà solo un lieve aumento di consumo di beni di lusso e per il resto ci sarà tesaurizzazione ed aumento del capitale finanziario con tutti i suoi aspetti negativi. Se vengono sostenuti con denaro i ceti più deboli la domanda investe la generalità dei beni stessi e la parte tesaurizzata di denaro diminuisce. L’aumento della domanda riesce ad avere un effetto benefico su  produzione ed occupazione.
 Occorre dare atto che il Governo Renzi, una prima e immediata misura la fece verso l’incremento della domanda, con i cosiddetti 80 euro. Eppure quella misura non si tradusse in un aumento immediato della domanda.  Con la paura della crisi anche i ceti poco abbienti hanno teso a tesaurizzare o a rimandare prudenzialmente i consumi.
 La massa di denaro che fu investito per gli 80 euro se fosse stata investita per iniziare ad affrontare la misura del reddito minimo garantito, avrebbe avuto sicuramente un effetto più immediato sulla domanda e per due motivi:
-    1     il denaro arrivava a chi aveva necessità immediate di beni,
-      2   diminuiva un poco la paura della disoccupazione come catastrofe totale.
Il secondo motivo citato poteva avere il riflesso d’innestare quel minimo di ottimismo di base necessario, per fare riprendere la domanda di quelle famiglie che hanno tranciato i consumi per paura della disoccupazione dei figli.
 Può sembrare un paradosso, ma  una misura come il reddito minimo garantito ha effetti positivi sulla domanda.

Francesco Zaffuto

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