Fallito
il part time agevolato del governo Renzi, riconosce il flop lo stesso ministro del Lavoro e delle Politiche sociali,
Giuliano Poletti, riconosce che la misura non ha dato i risultati sperati e che
bisognerà far ricorso a «strumenti diversi».
Sono
state infatti appena 200 le domande accolte dall'Inps
dall’entrata in vigore del 2 giugno 2016 del decreto (che prevede la possibilità per le persone che raggiungono 67 anni e sette mesi di età entro il 2018 con almeno 20 anni di contributi, previo accordo con il datore di lavoro, di ridurre l'orario in una misura compresa tra il 40% e il 60%, ma solo nel settore privato; la collocazione in part time non viene a pregiudicare il maturato sulla pensione perché lo Stato avrebbe pagato i contributi figurativi mancanti).
dall’entrata in vigore del 2 giugno 2016 del decreto (che prevede la possibilità per le persone che raggiungono 67 anni e sette mesi di età entro il 2018 con almeno 20 anni di contributi, previo accordo con il datore di lavoro, di ridurre l'orario in una misura compresa tra il 40% e il 60%, ma solo nel settore privato; la collocazione in part time non viene a pregiudicare il maturato sulla pensione perché lo Stato avrebbe pagato i contributi figurativi mancanti).
La platea degli interessati era ben limitata e
non si è fatta una gran propaganda in favore; il risultato minimo c’era
d’aspettarselo.
Secondo un po’ di consulenti del
lavoro il contratto di part time agevolato è vantaggioso per i lavoratori
vicini alla pensione ma meno conveniente per le aziende che pagano una quota in
più rispetto alle ore lavorate. Dai calcoli effettuati dai consulenti del lavoro su classi di
retribuzioni annue lorde che vanno dai 25.000 ai 43.000 euro, un lavoratore che
firma un contratto di part time agevolato al 40% delle ore (16 a settimana a
fronte delle 40 dell'orario intero) ha in busta paga il 72% della retribuzione
mentre l'impresa ha una riduzione del costo del lavoro del 49% (a fronte di una
riduzione dell'orario del 60%).
Visto che
lavoratori e aziende non hanno voluto utilizzare il part time agevolato, ne
consegue un gran risparmio per il governo.
La contribuzione figurativa, commisurata alla retribuzione
corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, è stata riconosciuta
nel limite massimo di 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e
60 milioni per il 2018, cifre sono state largamente inutilizzate.
Il
fallimento di questa misura di part time agevolato dimostra in qualche modo che
i vecchi non intendono perdere un euro a fronte di un po’ di tempo libero e un
po’ di salute; e le aziende non intendono perdere un euro a fronte
dell’ingresso di giovani con più energia che possono rappresentare il futuro
della stessa azienda.
MA
VISTA LA GRAVE CRISI OCCUPAZIONALE, SORGE UNA DOMANDA: ???
E SE AL POSTO DI UNA LIBERA SCELTA VERSO IL PART TIME, GLI ANZIANI
VENISSERO COLLOCATI OBBLIGATORIAMENTE IN PAT TIME?
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