venerdì 28 aprile 2017

Cantare vittoria su voucher ed altro…

Con l'ok definitivo del Senato, e dopo il via libera della Camera il 6 aprile scorso,  l'abolizione dei voucher e la reintroduzione della responsabilità solidale negli appalti diventano legge. Di conseguenza il referendum Cgil si prepara ad essere definitivamente depennato.
 La CGIL canta vittoria, ma è opportuno almeno fare un riepilogo, per vedere se è stata una grande vittoria o una vittoria molto modesta.
Le richieste di referendum erano tre:
*Ripristinare l’articolo 18, abrogando le novità introdotte dal Jobs Act sul licenziamento e sui cosiddetti “licenziamenti economici”.
*L’abrogazione del lavoro accessorio mediante Voucher
*Ripristinare la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore.
Su terzo referendum una vittoria c’è stata perché è stata ripristinata la responsabilità solidale negli appalti e i lavoratori non saranno lasciati in caso di infortuni nelle soli mani delle ditte appaltatrici.
 Sul secondo referendum la CGIL si proponeva una applicazione dei voucher solo ai casi di lavoro saltuario; in pratica una sostanziale modifica (anche l’Inps aveva raccomandato di modificarli senza abolirli). Il Governo Gentiloni (mandatario di Renzi) ha avuto paura di una decisione della Cassazione, che se non convinta delle modifiche poteva mantenere il referendum, ed, ha preferito cancellare tutta l'intera normativa.  Di conseguenza i voucher sono diventati spazzatura anche per gli aspetti positivi: molto lavoro saltuario ritorna in nero e per la sua normalizzazione si rinvia ad un ipotetico futuro legiferare.
 Sul primo referendum, per il ripristino dell’art. 18, le castagne dal fuoco al Governo le aveva tolto la Consulta che l’aveva bocciato; secondo la Corte nella sua nella formulazione il Referendum non si limitava a cancellare la norma che ha sostituito il reintegro con l’indennizzo, e veniva a creare di fatto una nuova normativa. L’effetto di una vittoria del Sì, sulla base del quesito, sarebbe stato l’estensione delle maggiori tutele anche alle aziende con più di 5 dipendenti (mentre in precedenza il limite dello statuto dei lavoratori era di 15). In pratica il referendum più importante proposto dalla CGIL era debole sul piano della formulazione giuridica ed ha incontrato il rifiuto della Consulta; diciamo che i promotori sono stati poco attenti al punto di chiedere più di quello che normalmente si potesse chiedere con un referendum abrogativo.
 La bocciatura della Consulta, nei fatti poi accettata dalla CGIL che non ha ricominciato a lavorare per riproporre un nuovo quesito referendario sulla materia, ha messo un pietra tombale sull’art. 18.
 La vittoria sui 3 referendum proposti dalla CGIL è di conseguenza molto, molto modesta. (f.z.)


Per i post recenti o in evidenza di Crea pane e lavoro vai all’ Home page

Nessun commento:

Posta un commento

Tutti i commenti e i contributi sono benvenuti, la redazione si riserva, in via di autotutela, di eliminare commenti che incitano alla violenza o con carattere offensivo verso terzi.