Il giusto ingiusto, un particolare esempio di
Giano bifronte; forse occorre
ricorrere a questa simbologia per descrivere la sentenza che ha riguardato la
dipendente della Cidiu Servizi (azienda
di raccolta rifiuti di Collegno), accusata di aver rubato un monopattino
dal deposito di rifiuti. Un oggetto destinato alla discarica che la
dipendente recuperò per regalarlo al figlio, fu preso a pretesto come se fosse
stato un vero e proprio furto per licenziare la dipendente.
La
dipendente nel settembre 2017 fece ricorso, il procedimento iniziato ad ottobre e si era concluso il
26 febbraio 2018, poi il 7 marzo è arrivata la sentenza. Il giudice ha deciso che la donna riceverà una cifra corrispondente a
diciotto mensilità come risarcimento. "Il licenziamento - spiega il
magistrato nel provvedimento - non è da considerarsi per giusta causa perché
viene ritenuto dal tribunale un «provvedimento eccessivo», eppure la strada
scelta dall’azienda resta valida perché, secondo il giudice, la condotta tenuta
da Ounnadi (la dipendente) rientra nelle ipotesi che secondo il contratto
nazionale di categoria definisce il furto.
In pratica non è un furto, ma siccome il contratto lo può definire
furto allora il licenziamento resta valido; una questione complicata e bizzarra,
che sicuramente merita un ricorso in appello, ed anche un parere dell’alta
corte di Cassazione. Ma intanto la dipendente è senza lavoro quello e che ha
ricevuto d’indennizzo può essere rapidamente assorbito dalle spese legali; non sarà facile continuare a chiedere
giustizia al Dio Giano bifronte.
Ho letto anch'io questa notizia e ne sono rimasto disgustato. Spero veramente che i gradi di giudizio successivo mettano a posto questa argomentazione dottrinaria arzigogolata messa in piedi dal Tribunale e che fa acqua da tutte le parti.
RispondiEliminanon so se quella povera donna avrà le energie economiche per arrivare alla Cassazione. E se la Cassazione ti dà ragione e compensa le spese, pur avendo ragione sei mezzo rovinato.
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