giovedì 13 giugno 2013

Bozza proposta di legge su collocamento e welfare


L'8 maggio 2013  è stata inviata via mail a 640 parlamentari questa bozza di proposta di legge su collocamento e welfare - e tramite mail + Raccomandata R.R. al Ministro del Lavoro - Il Ministro non ha risposto, e riguardo ai parlamentari hanno risposto: la segreteria del Presidente della Camera Boldrini e i deputati della commissione Lavoro del Movimento 5 stelle.

Disponibilità al lavoro, collocamento e welfare
1
Ai fini dell’applicazione degli articoli 1, 4 e 38 della Costituzione italiana sono istituiti presso i Centri di impiego regionali le Liste di Collocamento al Lavoro con carattere obbligatorio e pubblico.
2
Ogni cittadino in condizione di disoccupazione e che cerca con urgenza un’occupazione può chiedere l’iscrizione alle Liste di Collocamento e sarà iscritto in base alle proprie capacità e formazione a diverse tipologie di mansioni, oltre a una di generica iscrizione di disponibilità a lavori di pubblica utilità predisposti dal Comune di appartenenza e comuni viciniori. Sono da considerare cittadini in stato di disoccupazione: tutti coloro che hanno perso un precedente lavoro a tempo indeterminato, determinato, a progetto e di qualsiasi altra forma; tutti i cittadini che cercano il lavoro come prima collocazione; tutti i cittadini che hanno chiuso una partita IVA per l’impossibilità di esercitare un lavoro autonomo.
3
Tutte le ditte private che assumono personale sono obbligate a farlo tramite le liste di collocamento pubbliche per almeno il 70% delle assunzioni, sia per le assunzioni a tempo indeterminato e sia per le assunzioni a tempo determinato. Tutti gli organismi pubblici sono obbligati ad assumere tramite dette liste per il 100% delle assunzioni a tempo indeterminato e determinato, tranne per i posti soggetti a concorso pubblico. Le percentuali indicate sono comprensive delle quote previste per le categorie protette.
4
 Solo le ditte che dimostrano di assumere per il 70% tramite le Liste di Collocamento pubbliche potranno godere di incentivi per l’occupazione e potranno detrarre gli emolumenti corrisposti ai lavoratori dalla base imponibile IRAP.
5
Le assunzione avverranno sulla base delle seguenti priorità: carichi di famiglia e precedenza per maggior tempo di attesa in collocamento.
6
 Durante il tempo di attesa verrà riconosciuta una indennità di disponibilità al lavoro di 20 euro al giorno a carico dello Stato  esente da ogni tassazione e tributo. Ai fini previdenziali e pensionistici i periodi di permanenza di iscrizione alle liste di collocamento sono riconosciuti come lavoro effettivo.
7
 Il Centro di impiego comunicherà al lavoratore in disponibilità il primo lavoro disponibile e il lavoratore sarà obbligato a prendere servizio. La mancata presa di servizio viene a comportare la cancellazione dalle liste per mesi tre e la sospensione dell’indennità per lo stesso periodo.
8
 Durante il periodo di permanenza in disponibilità i Comuni possono utilizzare gli iscritti alle liste per lavori socialmente utili. In tal caso i comuni provvederanno a pagare al lavoratore altri 20 euro per l’effettiva utilizzazione giornaliera.
9
 Ai fini del finanziamento di questi dispositivi vengono sospese tutte le pensioni superiori a 5.000 euro netti mensili e tutti gli emolumenti pubblici del personale in attività  non potranno  superare il doppio di tale riferimento;  in caso di mancata capienza finanziaria si farà riferimento ad un tributo di scopo con carattere solidale,  proporzionale e progressivo,  e con vincolo di destinazione al solo finanziamento degli oneri derivanti da questi dispositivi. 

LA BOZZA FU ACCOMPAGNATA CON UNA LETTERA INDIRIZZATA AL MINISTRO DEL LAVORO GIOVANNINI -

Egregio Signor Ministro del Lavoro
Prof. Enrico Giovannini
Le allego una bozza di proposta di legge su lavoro e disoccupazione che è stata condivisa in rete.
Sicuramente non mancano dati alla S.V. per misurare  il problema della disoccupazione in Italia; ma sui dati si legge una pena che travalica i dati stessi, i suicidi di disoccupati sono l’esempio più estremo.   Chi cerca lavoro è lasciato solo dallo Stato,  in una disperazione che aumenta per ogni giorno che si aggiunge nella ricerca, ma si aggiungono mesi  e in alcuni casi anni.  E’ estremamente necessario che i tempi di attesa producano una forma  di precedenza.
 Nel nostro paese esisteva un ruolo del Ministero del Lavoro di aiuto e di collaborazione nella ricerca del lavoro  e una normativa sulle liste di collocamento che è stata distrutta. Cercare un lavoro con gli attuali Centri di impiego si rivela inutile; cercarlo con centri privati o su internet è deprimente, spesso si tratta di meri annunci fatti allo scopo di accantonare curriculi e dati;  in alcuni annunci vengono richieste pretese esperienze pregresse anche per i lavori più umili dall’aiuto in cucina alle mansioni di pulizia. Chi cerca lavoro per la prima volta o chi cerca lavoro  in un campo diverso da quello precedente si trova sempre senza i requisiti necessari.  
 Le liste di collocamento pubbliche possono: diminuire l’angoscia di chi cerca lavoro, contrastare il lavoro nero e l’evasione fiscale connessa, permettere  di misurare con certezza l’entità della disoccupazione al fine di organizzare un welfare appropriato, permettere di centralizzare domanda e offerta di lavoro all’interno di un sistema informatico di alto livello evitando tempi morti e perdite di energie.  
  Fare ripartire il lavoro e farlo ripartire con un certo ordine fa parte dello stesso problema. Le aziende non riceveranno  un danno da una normativa che imponga le assunzioni tramite liste pubbliche per il  70% degli occupabili se a fronte di tale impegno solidale si vengono a concedere benefici fiscali.   La gestione delle assunzioni non può  essere considerato un fatto privato se poi si danno benefici  fiscali pubblici;  il 70 per cento per assunzioni tramite liste pubbliche e il 30 per cento tramite chiamata diretta può essere un buon equilibrio tra funzione pubblica e privata nel criterio delle assunzioni.
 Chi è in stato di disoccupazione con l’iscrizione alle liste di collocamento dichiarerebbe esplicitamente la propria disponibilità al lavoro e la disponibilità al lavoro va riconosciuta in parte come lavoro. Retribuire con un minimo  la disponibilità al lavoro e ancorare questa retribuzione ad un meccanismo di controllo è il modo meno umiliante con cui concedere un reddito minimo di cittadinanza ed evita la dispersione delle risorse.
 Gli esborsi monetari per tale welfare avranno la caratteristica di ritornare immediatamente nel circuito della domanda dei beni. Questi costi sono capaci di generare ricchezza perché determineranno la riduzione di altri costi: si sottrae manodopera alla malavita, si fa diminuire l’evasione, si riducono costi sanitari e di altra assistenza, e soprattutto si riduce la disperazione.
 I fondi?  Possono derivare dalla riduzione dei costi della politica e dal contenimento delle paghe pubbliche più elevate, e se non basta facendo ricorso a un tributo di solidarietà, come tributo di scopo e con vincolo di destinazione ben preciso, una forma  di mutualità tra tutti i lavoratori dove lo Stato viene ad assolvere alla sua funzione di assicuratore sociale.

Nessun commento:

Posta un commento

Tutti i commenti e i contributi sono benvenuti, la redazione si riserva, in via di autotutela, di eliminare commenti che incitano alla violenza o con carattere offensivo verso terzi.